Quella volta in cui ho fatto arrossire il guru della gestione del tempo

(Alias —> Fatti un padellino di fatti miei scoprendo come ho sbattuto la testa più e più volte prima di arrivare alle consapevolezze di oggi)

David Allen e Vincenzo Palmisano

Quello che vedi in foto accanto a me si chiama David Allen, magari lo conoscevi già per il suo famoso metodo GTD – Getting Things Done.

Da qui prende il titolo il libro nel quale Allen ha portato avanti tanti degli studi fatti dai grandi maestri dell’argomento (come ad esempio Covey e Drucker), e ha messo tante delle basi sulla gestione del tempo come la conosciamo.

Come potrai immaginare, quando ho scoperto che David Allen sarebbe venuto in Italia per tenere un seminario, non ci ho pensato due volte ed ho acquistato subito il biglietto.

Erano già una decina d’anni che studiavo la Gestione del Tempo e riguardo il suo metodo avevo apprezzato alcune cose e altre no.
Quale occasione migliore se non vederlo all’opera?

Anche perché questo metodo io l’avevo studiato e ristudiato ma c’era sempre qualcosa che non mi convinceva…

E di certo io non sono uno studente che prende le indicazioni alla leggera. Se mi dicono “Fai questo e fallo così”, io faccio esattamente questo ed esattamente così. E, soprattutto, vado avanti per un periodo di tempo abbastanza lungo da creare un’abitudine… solo dopo giudico il risultato.

Ma comunque qualcosa non mi quadrava.

Ecco quindi la grande opportunità per me di capire cosa stavo sbagliando nell’applicazione del metodo Getting Things Done. Cosa non avevo capito? Cosa non stava funzionando? O forse questo metodo non era proprio adatto a tutti?

vortice del tempo

Per i partecipanti al corso veniva offerta anche la possibilità di acquistare un pacchetto aggiuntivo con dei servizi extra. Tra questi, c’era l’opportunità di pranzare con il relatore.

Senza pensarci due volte, mi iscrivo al corso e compro il pacchetto extra.

L’incontro con il Guru della Gestione del Tempo

Arrivato il Week End del corso, mi metto in macchina e percorro impaziente i 560 km che mi separavano dal luogo del seminario.

Fremevo dalla voglia di poter parlare con lui e fargli quelle domande che mi giravano per la testa, d’altra parte il suo metodo aveva fatto la differenza per moltissimi imprenditori. Perché con me non funzionava?

Ed eccomi al corso, tutto sorridente e attentissimo, che ascolto ogni parola, rifletto bene su ciò che viene detto e prendo appunti con molta cura (ovviamente usando le comodissime Mappe Mentali).

???? Ma, con il passare del tempo, il sorriso pian piano mi si affievolisce e alla fine della prima parte dell’intervento mi sento un po’ deluso.

Ebbene sì, lo ammetto… Quella volta avevo delle aspettative sul corso ma… come biasimarmi, ero al cospetto di quello che gli americani definiscono il Guru della Gestione del Tempo.

Dopo la pausa, il seminario continua. Questa volta le mie aspettative erano decisamente ridimensionate e iniziavo a rendermi conto di quale fosse il motivo principale della mia delusione: tutto quello che stavo ascoltando era tutta roba già sentita. Si trovava tutto all’interno del suo libro e io lo applicavo già da anni.

Bene, allora è il momento di rifocalizzarmi su quello che posso ancora imparare da questa esperienza… D’altra parte sono fermamente convinto che anche dal peggior corso si possa imparare qualcosa (e credimi tra i tanti che ho frequentato alcuni erano davvero pessimi ahahah).

Le mie domande per David Allen…

Ed arriva il momento tanto atteso, il momento in cui sarei stato faccia a faccia con David Allen ed avrei potuto chiedergli tutto quello che desideravo.

Le domande principali che mi ero scritto erano queste:

  • Come ti è venuto in mente questo metodo? Da cosa è nato?
  • Con chi pensi funzioni il tuo metodo?
  • Come pensi di rendere funzionale un metodo nato nel 2001 con tutta la tecnologia di oggi?
  • Le persone che si avvicinano ad un metodo di Gestione del Tempo sono probabilmente incasinate. Cosa consiglieresti a chi deve imparare il tuo metodo e anziché semplificare si ritrova ad aggiungere cose nuove da fare?
  • Dai tuoi dati hai visto che il metodo che insegni funziona allo stesso modo sia con gli americani che con tutte le altre popolazioni? (Te lo chiedo perché noi italiani siamo un po’ particolari)
  • Mi dai qualche consiglio per inserire il tuo metodo (in toto) nella mia quotidianità? (ho fatto molta fatica a farlo).

Ora…

Sapevo che probabilmente per fargli tutte queste domande (e ricevere delle risposte sensate) sarebbe servito molto più di un pranzo ma ero fiducioso nell’efficienza delle risposte.

Mi ero comunque dato delle priorità. Al primo posto una domanda che riguardava me ed il metodo (la leggi come ultima in questa lista) poi a seguire le altre, fino ad arrivare alle curiosità.

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Mi siedo al tavolo dove sarebbe avvenuto il magico incontro ed aspetto il suo arrivo. Nel mentre inizio a chiacchierare con le altre persone al tavolo (eravamo 7/8 in tutto) e a chiedere loro se avessero domande, perché io ne avevo tante.

La chiacchierata si concluse con un:

“No, guarda, le tue domande sono molto più interessanti delle nostre, fai tu…”

Ottimo, il tempo a disposizione era poco, ma almeno non avrei dovuto condividerlo con qualcun altro.

…E le sue risposte

Dopo una decina di minuti di attesa, arriva il guru e, tutti molto emozionati al cospetto di una personalità di spicco, ci alziamo in piedi per dargli il benvenuto.

Si mette subito a disposizione per fare una foto insieme e, dopo qualche convenevole, con una pronuncia perfetta rompo il ghiaccio e dico:

Excuse me Mr. Allen … Can you give me some tips to integrate your method into my daily life?”

(Forse riguardo alla pronuncia perfetta mi sono preso una “licenza poetica” ahahaha) 

Lui mi chiede quali difficoltà ho incontrato nel farlo ed io gli spiego:

“Ho una vita molto densa, faccio molte cose all’interno della giornata e puntualmente mi ritrovo a non avere mai il tempo per me o per molte delle cose importanti. Ho provato ad inserire il suo metodo ma, proprio perché sono così incasinato, faccio fatica ad aggiungere cose da fare.”

Gestione del tempo come un puzzle

Mi risponde dicendomi che capisce il punto e che succede a tutti, bisogna solo continuare a perseverare.

Perseverare? Io?? Ma scherziamo? Devo ammettere che sono rimasto leggermente infastidito dal fatto di essere stato preso per superficiale.

Gli spiego comunque con calma che da più di un anno ogni giorno sto tribolando per inserire il metodo nella mia giornata e farlo funzionare con me ma che non c’è niente da fare…

Lui mi spiega l’importanza dell’essere costanti e che non importa il periodo di tempo ma che conta la costanza.

E ci risiamo.

“No, mi scusi… È da più di un anno TUTTI i giorni, più costanza di questa mi serve?!”

Questo è stato il momento in cui l’ho visto visibilmente in difficoltà. Mentre arrossiva in viso si è messo una mano sul mento come per riflettere e poi mi ha detto:

“Stai tranquillo, se continui ad applicarti riuscirai anche tu, d’altra parte ci sono riuscite migliaia di altre persone”.

Perché non tu?

Non ti nego che ci sono rimasto un po’ male per questa risposta, ai tempi l’ho ritenuta un po’ superficiale.

Erano anni che studiavo i suoi materiali e mi mettevo ad applicarli con dedizione, per poi sentirmi dire che il problema era la scarsa applicazione?!

Beh, sì… L’avevo presa un po’ sul personale.

MA

Ho continuato ad applicarmi e a ripetermi quella frase:

“Se ci sono riuscite migliaia di persone, perché non tu?”

Mi ci sono voluti circa 1460 giorni per dare una risposta a questa domanda, esatto, 4 anni!

La risposta non è “perché siamo tutti diversi” (questa è una scusa di chi non ha voglia di applicarsi).

La risposta l’ho trovata davvero facendo esperienza nella gestione del tempo e vedendo come le persone applicavano le strategie che io stesso insegnavo. Osservando i miei studenti avanzati, quelli con cui facevo delle consulenze o delle MasterClass, mi sono accorto che riscontravano le stesse difficoltà che avevo avuto io con quel metodo.

Quindi il problema non è l’applicazione… Credimi una persona che spende migliaia di euro per una consulenza con me, non è uno che poi non si applica.

Il vero problema è che noi italiani siamo più “sanguigni” e passionali rispetto agli americani, quindi spesso agiamo d’impulso ed un metodo toppo rigido non può rappresentarci. Siamo popoli e culture molto differenti, affrontiamo la vita in maniera diversa e uno stesso metodo non può funzionare allo stesso modo per entrambi.

Quando ho capito questa cosa mi sono sentito sollevato per due motivi:

  • Il problema non ero io.
  • Ora sapevo come fare.

Ora sapevo che quello che serviva non era un metodo cartaceo con dei processi macchinosi ma un sistema più snello basato sulle azioni.

D’altra parte sono le azioni che generano i risultati, non la buona organizzazione.

Capito questo mi sono messo all’opera ed ho trovato i tasselli mancanti che mi hanno permesso di mettere in piedi il sistema 6inTempo. La mia esperienza con il metodo GTD è stata fondamentale per capire come adattarlo alla perfezione a tutti qui in Italia, e…

Il resto è storia…

O meglio, la storia la stiamo scrivendo…

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